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RAVENNA: CURA DEGLI ATTACCHI DI PANICO
USCIRE DALLA TRAPPOLA
Chi soffre del disturbo da attacchi di panico viene colto improvvisamente come un lampo a ciel sereno da un’ improvvisa sensazione di perdita di controllo. Il senso di sicurezza del soggetto svanisce e al suo posto subentra il terrore di poter morire, impazzire o di poter compiere azioni al di la della propria volontà. Il cuore incomincia a battere all’impazzata, il respiro diventa affannoso la sensazione di soffocamento aumenta, il soggetto inizia a tremare a sudare a sentirsi debole e a provare un senso di vertigine. D’ora in avanti la percezione del soggetto cambierà e il mondo sarà percepito attraverso le lenti della paura.
“Per il piccolo uccello che è stato intrappolato in mezzo ai rovi ogni fruscio di foglie è un intrigo di rovi nel quale è intrappolato”. Questo è lo stato d’animo di chi vive intrappolato all’interno della paura del panico. Dopo il primo episodio la paura diventa come un’ombra sinistra che pervade la realtà del soggetto, che teme che ogni fruscio di foglie possa rivelarsi una trappola fatale.
“PER IL PICCOLO UCCELLO CHE È STATO INTRAPPOLATO IN MEZZO AI ROVI, OGNI FRUSCIO DI FOGLIE È UN INTRIGO DI ROVI NEL QUALE È INTRAPPOLATO”
La paura essendo la più primitiva tra le nostre emozioni coinvolge mente e corpo e la sua comparsa è talmente rapida da anticipare qualunque pensiero.
Gli attacchi di panico possono essere causati da una singola fobia oppure da una patologia fobica generalizzata, un’ossessione una paranoia una fissazione ipocondriaca o una crisi depressiva. Questo disturbo appare sempre in relazione ad altre patologie, tant’è che nel manuale diagnostico dei disturbi mentali non viene riportata come disturbo a se stante.
La terapia strategica si pone come obiettivo la rapida estinzione dei disturbi da attacco di panico senza ricorrere ai farmaci o a lunghe e costose terapie, apportando consapevolezza e fiducia nelle proprie risorse.
LA TRAPPOLA PARADOSSALE DEL CONTROLLO CHE FA PERDERE IL CONTROLLO
Le reazioni psicofisiologiche degli attacchi di panico sono tipicamente caratterizzate dalla comparsa di un allarme che scatta prima ad un pensiero pauroso e non il contrario. Ciò significa che la sensazione della paura che è un dispositivo arcaico, deve essere immediata ed intervenire nel momento stesso in cui si presenta il pericolo.
Il meccanismo della paura proprio per questa caratteristica anticipatoria rispetto al pensiero (indispensabile per la sopravvivenza dell’individuo), diventa un elemento di minaccia per la mente, che sorpresa e spaventata si sente sopraffatta.
L’intromissione volontaria della mente nel tentativo di ripristinare il controllo di un dispositivo che funziona in maniera automatica e indipendente dalla volontà del soggetto, finisce per peggiorare la situazione dando inizio all’escalation che conduce al panico. Il millepiedi che quando iniziò a pensare a come riuscisse a camminare senza inciampare non fu più in grado di camminare come prima.
La mente con le migliori intenzioni si costruisce una trappola dalla quale non riesce più ad uscire per questo motivo,un male immaginario, diventa peggiore di uno reale e diventa nei suoi effetti più reale di qualunque realtà.
“UN MALE IMMAGINARIO E’ PEGGIORE DI UNO REALE E DIVENTA NEI SUOI EFFETTI PIU REALE DI QUALUNQUE REALTA’.”
Il primo episodio di panico schiude al soggetto la percezione spaventosa della perdita di controllo. La mente rivolge l’attenzione all’ascolto ossessivo dei sintomi legati alla paura e cerca costantemente di controllarli. In tal modo la paura interferisce con essi finendo per aumentarli in maniera incontrollata.
La paura temuta inizia a manifestarsi i sintomi fisiologici continuano ad aumentare cosi come la paura e se questa escalation non viene interrotta sfocia nel panico. Un tentativo ossessivo di controllo si traduce in un episodio di perdita di controllo: il vero e proprio attacco di panico. Un tentativo di controllo volontario delle funzioni fisiologiche spontanee finisce dunque col creare minacciose alterazioni che innescano l’escalation del panico.
LE TENTATE SOLUZIONI
Il soggetto da questo momento si trova intrappolato all’interno della gabbia della paura e nel tentativo di difendersi e nell’ossessiva attesa del ripetersi dell’evento finisce per complicare ulteriormente il problema.
Adotterà quindi delle strategie per la gestione della paura nel terrore che l’evento si ripeta.
La Terapia Breve Strategica ha denominato questi tentativi di gestione della paura “tentate soluzioni”.
Le tentate soluzioni rappresentano degli schemi rigidi che inducono il soggetto a comportarsi sempre nello stesso modo di fronte ad un determinato problema, anche se gli effetti sortiti non sono positivi. “L’abitudine può essere il miglior servitore o il peggior padrone”.
“L’ABITUDINE PUÒ ESSERE IL MIGLIOR SERVITORE O IL PEGGIOR PADRONE”.
L’individuazione delle tentate soluzioni rappresenta per il terapeuta la leva vantaggiosa sulla quale intervenire per poter risolvere nel più breve tempo possibile il problema. La rigida modalità di gestione del problema verrà sostituita da una più elastica e funzionale.
Le “tentate soluzioni” che il soggetto attua nelle situazioni associate all’attacco di panico sono tre: il CONTROLLO, l’EVITAMENTO di tutte le situazioni associate all’attacco di panico stesso e la richiesta costante di AIUTO e di protezione da parte di altri.
Inizialmente l’evitamento rassicura il soggetto che ha esperito l’attacco di panico, donandogli una sensazione di salvezza, ma nel lungo periodo quando diventa una strategia comportamentale ripetitiva finisce per diventare un ulteriore trappola che incrementa il senso di sfiducia nell’individuo.
Evitamento dopo evitamento il soggetto si sente sempre meno capace di affrontare le situazioni temute. Il senso di incapacità si generalizza e le situazioni percepite come minacciose aumentano finche il soggetto si troverà letteralmente intrappolato dalla sua stessa paura.
Ogni fuga conduce ad un’altra fuga che conferma quella precedente e prepara quella successiva. Tale catena di fughe alimenta e incrementa la sensazione di insicurezza e incompetenza personale.
“OGNI FUGA CONDUCE AD UN’ALTRA FUGA CHE CONFERMA QUELLA PRECEDENTE E PREPARA QUELLA SUCCESSIVA. TALE CATENA DI FUGHE ALIMENTA E INCREMENTA LA SENSAZIONE DI INSICUREZZA E INCOMPETENZA PERSONALE.”
La terza tentata soluzione utilizzata da chi soffre di attacchi di panico è la richiesta di aiuto. Il soggetto vive nel terrore di poter avere un ulteriore attacco di panico e vive costantemente alla ricerca del più piccolo segnale che gli confermi il tanto temuto attacco. La fuga e l’evitamento costante inducono il soggetto ad avere necessità di chiedere continuamente aiuto agli altri sino alla totale dipendenza. Come per il precedente copione comportamentale, anche questo ha un duplice effetto: rassicurante nel breve periodo; deleterio nel lungo, confermando l’incapacità nelle risorse personali del soggetto.
La terza strategia comportamentale disfunzionale si va ad aggiungere alle due precedenti. Il soggetto si è letteralmente scavato la fossa sotto ai piedi. La paura ora è diventata la percezione dominante della realtà. Quando queste tre tentate soluzioni vengono messe in atto contemporaneamente bastano anche solo pochi mesi per costruire un disturbo da attacchi di panico.
USCIRE DALLA TRAPPOLA
Per risolvere efficacemente e in tempi brevi il disturbo da attacchi di panico, è necessario intervenire cercando di “non svegliare la mente”, cioè ottenere un cambiamento inconsapevole.
Una esperienza concreta che sorprenderà letteralmente il soggetto che avrà ora la prova inequivocabile che l’attacco di panico può essere gestito e superato.
Attraverso un processo di insight l’esperienza emozionale correttiva diventerà acquisizione cognitiva. Le resistenze al cambiamento vengono disattivate e il terapeuta può lavorare efficacemente attraverso particolari strategie create ad hoc in direzione del cambiamento definitivo.
L’idea di base è “la mente ti ha costruito una trappola ora noi dobbiamo costruire un trappola per la mente”.
“LA MENTE TI HA COSTRUITO UNA TRAPPOLA ORA NOI DOBBIAMO COSTRUIRE UNA TRAPPOLA PER LA MENTE”
Per liberare in tempi rapidi la persona dal disturbo da attacco di panico, è necessario intervenire sulle tre tentate soluzioni viste in precedenza.
Esse sono alla base del mantenimento del problema e rappresentano il riduttore di complessità sul quale intervenire per ottenere lo sblocco immediato.
Per farlo il terapeuta strategico utilizza sottili stratagemmi terapeutici che permettono di aggirare la resistenza al cambiamento tipica del complesso circolo vizioso emotivo, mentale e comportamentale.
Vediamoli !
Per la tentata soluzione del controllo, che fa perdere il controllo, il terapeuta userà una strategia specifica che si basa sullo spostamento dell’attenzione.
L’individuo nel momento critico sarà “costretto” a spostare l’attenzione dall’ascolto di sé e delle proprie reazioni a qualcosa di esterno.
In tal modo è sorprendente come l’escalation che conduce al panico venga interrotta. Nell’antico libro cinese degli stratagemmi questo particolare stratagemma viene descritto come il “solcare il mare all’insaputa del cielo”, il cielo in questo caso è rappresentato dalla consapevolezza.
Il secondo stratagemma viene utilizzato per il trattamento dell’attacco di panico è definito metaforicamente “spegnere il fuoco aggiungendo legna”.
Si induce il soggetto ad amplificare la paura per limitarla.
“La paura bussò alla porta il coraggioso andò ad aprire ma non vi trovò nessuno”, poiché la paura guardata in faccia si trasforma in coraggio, mentre la paura evitata diventa panico. A tal fine è stato messo a punto un programma terapeutico specifico e graduale.
“LA PAURA GUARDATA IN FACCIA SI TRASFORMA IN CORAGGIO”
Altri sottili stratagemmi terapeuti sono stati creati per bloccare la tentata soluzione dell’ evitamento progressivo e della richiesta di aiuto. Stratagemmi che diversamente dai precedenti, seguono una logica differente . Per bloccare comportamenti disfunzionali guidati dalla paura, si utilizza la paura stessa, anzi, una paura più grande. Infatti come ci insegnano gli antichi, (“ubi major, minor cessat”): cioè dove appare il maggiore, scompare il minore. Attraverso una tecnica basata sulla suggestione e l’utilizzo di tecniche ipnotiche è possibile bloccare una reazione basata sulla paura tramite l’utilizzo di una paura ancora più grande.
Dr. Alberto Tarroni psicologo e psicoterapeuta di Ravenna, www.terapiastrategicaravenna.it