«
RAVENNA: CURA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO,DOC
RAVENNA: CURA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO, DOC
Il disturbo ossessivo compulsivo rappresenta uno dei disturbi più resistenti al cambiamento terapeutico, sia farmacologico che psicoterapeutico.
È stimato dalle ricerche che oltre il 5% della popolazione soffre di questa patologia in forma grave e che richiede una terapia.
Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da ossessioni e compulsioni ricorrenti, tali da interferire significativamente con la routine della persona e creare quindi un disagi manifesto.
Le ossessioni sono idee, pensieri, immagini persistenti vissuti dalla persona come intrusive e inappropriate che causano forte ansia e disagio.
Le compulsioni sono invece comportamenti ripetitivi come per esempio lavarsi in continuazione le mani o controllare ripetutamente di aver chiuso la porta o azioni mentali, contare tutto, ripetere parole mentalmente o l’utilizzo di formule mentali particolari, per citarne alcune.
Le compulsioni sono collegate alle ossessioni, nel senso che la persona si sente obbligata a metterle in atto come risposta a una ossessione o a determinate regole che devono essere applicate rigidamente.
Tali compulsioni volte a prevenire o a ridurre il disagio (il bisogno di essere rassicurati rispetto alla propria realtà) hanno perso aderenza con la realtà, poiché attraverso la loro stessa ripetizione assumono vita propria. La paura originaria che ha innescato i rituali compulsivi passa in secondo piano e il problema diventa la tentata soluzione cioè il rituale stesso. Ripetendo un’azione o un pensiero un certo numero di volte esso diventa non solo plausibile ma una compulsione irrefrenabile.
“L’INIZIO DI UN’ABITUDINE È COME UN FILO INVISIBILE, MA OGNI VOLTA CHE RIPETIAMO L’AZIONE RINFORZIAMO QUEL FILO FINCHÉ ESSO NON DIVENTA UNA GROSSA FUNE CHE CI LEGA DEFINITIVAMENTE, PENSIERO E AZIONE”.
L’inevitabilità e l’irrefrenabilità sono le prime condizioni di una compulsione, a queste si aggiunge la ritualità cioè un effetto rassicurante e sedativo.
Il disturbo ossessivo compulsivo si struttura non solo come risposta alla paura, ma anche al piacere. Lo shopping compulsivo, la compulsione patologica al gioco oppure la compulsione a strapparsi i capelli ne sono un esempio.
LE MOTIVAZIONI CHE INNESCANO IL DISTURBO
IL DUBBIO: il dubbio di aver commesso un errore nell’esecuzione di un compito, o di non aver controllato bene la valvola del gas o la chiusura della porta di casa o il dubbio di aver preso una malattia o di potersi infettare a contatto con un agente esterno. Il dubbio innesca quelle compulsioni ritualizzate che abbiamo detto essere rassicuranti rispetto ad una data realtà, ma che con la ripetizione diventano il problema stesso, una prigione. Quindi il dubbio può riguardare qualcosa relativo al passato e in questo caso i rituali saranno preventivi, oppure qualcosa che è già successo e a cui devo rimediare e quindi i rituali saranno riparatori, oppure il dubbio si può innescare sulla base di una attribuzione scorretta causa-effetto. Se uno studente prende un ottimo voto all’esame e casualmente quello stesso giorno si è vestito in un certo modo e ha seguito un certo percorso per andare a scuola, potrebbe attribuire magicamente l’esito favorevole dell’esame a queste circostanza che, se ripetute possono divenire una compulsione irrefrenabile, in questo caso si parla di rituali propiziatori.
LA RIGIDITA’: in questo caso si tratta molto spesso di persone che hanno una forte rigidità ideologica o una forte moralità per cui per esempio nella paura di avere commesso un peccato devono espiare la colpa attraverso dei rituali riparatori, o preventivi nel caso in cui intervengano per prevenire la possibilità di commetterne. Metteranno in atto dei rituali propiziatori invece, nel caso in cui volessero propiziarsi la benevolenza di Dio.
IPER-RAZIONALITA: l’individuo in questo caso cerca di controllare tutto attraverso il ragionamento e di fronte a scelte importanti inizia a valutare tutte le variabili possibili mettendo in atto tutta una serie di procedure preventive esasperate e rigide che si trasformano in compulsioni. Sono quelle persone che temendo di avere commesso un errore controllano e ricontrollano ripetutamente ciò che hanno fatto, fino al punto da rendere il loro lavoro impossibile.
PERVENZIONE: in questo caso si assiste all’esasperazione di una corretta condotta preventiva che diventa maniacalità fobica e che può innescare rituali sia preventivi che riparatori oppure propiziatori.
ESPERIENZA TRAUMATICA: in questo caso i pensieri o i comportamenti compulsivi fungono da sedativo o da elemento protettivo pensieri e sensazioni angosciose. Le donne vittime di abuso ne sono un esempio, quando lavandosi compulsivamente come se lavassero il trauma subito e l’angoscia che lo accompagna, finiscono per esserne intrappolate. Anche in questo caso la tipologia del rituale può essere sia preventivo che riparatorio che propiziatorio.
PERSISTENZA DEL DISTURBO
Quali sono i meccanismo che alimentano questo disturbo?
Il soggetto che mette in atto il comportamento ossessivo compulsivo cerca per essere rassicurato nei confronti ella realtà che percepisce essere minacciosa, di avere il controllo della realtà.
Sulla base di questo bisogno percepito inizia in maniera ripetitiva, compulsiva, a mettere in atto una serie di azioni o pensieri ritualizzati che hanno la funzione rassicurante e sedativa su ciò che è accaduto o su ciò che potrebbe accadere.
Quindi un comportamento eseguito come risposta ad una situazione fobica diventa il problema stesso, la tentata soluzione diventa il problema stesso: i rituali compulsivi.
La seconda tentata soluzione dei soggetti con DOC è rappresentata dall’evitamento da tutto ciò che li spaventa.
La strategia dell’evitamento finisce per confermare la pericolosità della situazione evitata e quando diventa una strategica comportamentale ripetitiva rappresenta un’altra trappola che incrementa il disturbo e lo struttura in una vera e propria fobia.
Evitamento dopo evitamento il soggetto si sente sempre meno capace di affrontare le situazioni temute il senso di incapacità si generalizza le situazioni percepite come minacciose aumenteranno finche il soggetto si troverà letteralmente intrappolato dalla sua stessa paura.
La terza tentata soluzione consiste nella richiesta di rassicurazione e aiuto da parte dei familiari i quali animati dalla migliori intenzioni finiscono per diventare complici e ostaggio del soggetto con DOC.
Quest’ultima tentata soluzione non sempre è presente poiché alcuni soggetto nei loro comportamenti ritualizzati si isolano.
SBLOCCO DEI DOC
L’intervento terapeutico nella prospettiva della Terapia Breve Strategica consiste, attraverso l’utilizzo di tecniche e stratagemmi creati sulla logica di mantenimento del disturbo, nello sbloccare queste tre tentate soluzioni che nutrono il disturbo stesso, facendolo collassare su se stesso.
Si tratta quindi di utilizzare opportune manovre in grado di interrompere tali controproducenti circoli viziosi.
E’ interessante notare come una volta interrotte le tentate soluzioni anche la fobia originaria svanisce, poiché nutrita dalle tentate soluzioni stesse.
Dr. Alberto Tarroni psicologo e psicoterapeuta di Ravenna, www.terapiastrategicaravenna.it