DOMANDE FREQUENTI
QUANTO PUÒ DURARE UNA TERAPIA BREVE STRATEGICA?
La terapia breve strategica è un intervento psicologico psicoterapeutico breve e focale, di norma il terapeuta si da l’obiettivo in 10 sedute di raggiungere per vedere dei reali e significativi cambiamenti o per sbloccare il problema a seconda della gravità del problema. Nella maggior parte dei casi, l’intervento terapeutico non supera le 20 sedute complessive. Essendo un metodo di ricerca-intervento, c’è da parte dello Psicoterapeuta una verifica costante insieme al Cliente dell’efficacia del trattamento.
QUAL’ È LA FREQUENZA DELLE SEDUTE?
La frequenza delle sedute di solito è ogni due settimane, salvo casi particolari per i quali, nella fase iniziale, può essere opportuno stabilire degli incontri settimanali. Dopo lo sblocco del problema la cadenza delle sedute può divenire ogni 3 settimane, per poi distanziarsi sempre di più. Le ragioni per cui la cadenza delle sedute è così distanziata rispetto ad altre Psicoterapie “Classiche” sono principalmente tre. Da un lato occorre dare il tempo necessario alle prescrizioni date in seduta di fare il loro effetto, dall’altro così facendo si evita un effetto indesiderato e rischioso per il cliente come la dipendenza con lo psicoterapeuta. Il terzo motivo è dare la possibilità, alle capacità ritrovate di consolidarsi nel tempo, ovvero imparare a “camminare con le proprie gambe”.
QUANTO DURA UNA SEDUTA?
La durata di una seduta di Psicoterapia Breve Strategica è molto variabile a seconda della fase del trattamento in cui si trova la persona e del tipo di problema che porta. Può variare dai 20 minuti alle 2 ore, ad esempio una seduta di un attacco di panico “sbloccato” può durare anche 20 minuti, mentre una seduta iniziale di Terapia Indiretta può durare anche 2 ore, dipende dall’obiettivo che lo Psicoterapeuta si prefigge di ottenere in quello specifico incontro.
PER QUALI TIPI DI DISTURBI È INDICATA LA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA?
Per tutti i tipi di disturbi, specialmente per fobie, ansia, blocchi da performance, attacchi di panico, disturbi alimentari, disturbi sessuali, disturbo ossessivo-compulsivo, paranoia e manie di persecuzione, depressione, ipocondria, problemi relazionali, presunte psicosi e qualunque tipo di problema sul quale è possibile lavorare per obiettivi. Se il problema non è chiaro nemmeno alla persona che richiede aiuto, sarà lo psicoterapeuta ad intervenire con la definizione di obiettivi raggiungibili. Per problemi meno invalidanti, che non rientrano espressamente nei quadri clinici sopra elencati, sono previste consulenze (Counseling, Coaching, Consulting) finalizzate all’orientamento, alla trasformazione dei limiti in risorse e all’aumento della fiducia nelle capacità personali. Non è particolarmente indicata per le forti dipendenze da droga e l’alcolismo cronico.
LA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA DÀ RISULTATI CHE DURANO NEL TEMPO?
Le ricerche effettuate sui follow-up (1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 1 anno) di decine di migliaia di casi trattati mostrano che il cambiamento permane nel tempo. Lo scopo della terapia strategica è, infatti, non solo l’eliminazione del sintomo, ma il totale rovesciamento del sistema percettivo-reattivo rigido e disfunzionale della persona verso uno più flessibile orientato all’aumento delle possibilità di scelta. La legittima preoccupazione riguardo lo spostamento del sintomo è del tutto annullata dai risultati delle ricerche effettuate sui follow-up. Le ricadute sono rare e, spesso, del tutto recuperabili.
LA TERAPIA BREVE STRATEGICA DÀ RISULTATI DURATURI NEL TEMPO?
Dalle statistiche del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, che raccoglie tutti i dati provenienti dai 114 studi affiliati sparsi in tutto il mondo, si evidenzia l’elevata efficacia dell’intervento nel tempo. I risultati dei follow up a 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, dimostrano che la possibilità di ricadute è minima.
SE SI STANNO ASSUMENDO FARMACI SI PUÒ INIZIARE UNA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA?
Certamente. La capacità di fornire strumenti efficaci a breve termine ha spinto molti psicoterapeuti che la utilizzano ad instaurare rapporti di collaborazione con neurologi e psichiatri che, invece di prescrivere farmaci, si occupano di toglierli molto gradatamente. È altamente sconsigliato, infatti, diminuire l’assunzione di farmaci senza l’assistenza di un medico a causa dell’effetto conosciuto come “ effetto rebound ”, una risposta in senso opposto che si può manifestare quando viene interrotta una terapia. L’obiettivo della psicoterapia breve strategica è la totale eliminazione dei farmaci, aspetto indispensabile per dichiarare la risoluzione del problema, avvenuta tramite reali esperienze e non attraverso l’assunzione di una pillola.
SONO GIÀ IN TRATTAMENTO PRESSO UN ALTRO SPECIALISTA, POSSO INIZIARE UNA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA?
Non sussistono controindicazioni, si può lavorare trasversalmente ad altri percorsi terapeutici.
CI SONO POSSIBILITÀ DI INTERVENTO SU BAMBINI PICCOLI?
Certamente. I professionisti che utilizzano la Psicoterapia Breve Strategica tendono però a non coinvolgere un bambino piccolo in psicoterapia per far sì che non venga etichettato come “malato” o “diverso” e preferiscono lavorare indirettamente attraverso i genitori, evitando così che essi perdano il ruolo e l’autorevolezza acquisiti.
PERCHÉ SCEGLIERE PROPRIO LA TERAPIA STRATEGICA E NON ALTRI APPROCCI?
Per vari motivi, soprattutto perché è:
1. Breve: punta a risolvere problemi, anche complicati, in tempi molto rapidi; la stragrande maggioranza delle nostre terapie giungono a conclusione con successo in meno di un anno;
2. Efficace: le percentuali di successo raggiunte dai terapeuti strategici, secondo studi condotti fin dal 1987, sono tra le più alte mai raggiunte da altri approcci;
3. Sicura: non dà false illusioni. Se il problema si sblocca entro le prime dieci sedute si va avanti, altrimenti si interrompe il trattamento, massima garanzia per il paziente;
4. Tagliata su misura: anche se basata su tecniche collaudate e studiate da anni, la Terapia Strategica è in grado di adattarsi alla persona, con il suo background, la sua cultura, le sue dinamiche interne.
PER QUALI PROBLEMI È INDICATA LA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA?
La Terapia Strategica ha elaborato specifici protocolli di intervento per tutti i problemi psicologici, dai più invalidanti ai più complessi. 
Prima di tutto è fondamentale che la persona abbia una consapevolezza chiara del problema che vuole risolvere e degli obiettivi da raggiungere.
In prima seduta, perciò, il terapeuta focalizza insieme al paziente il problema che sarà trattato in terapia e gli obiettivi per lui più urgenti. Questo permette di studiare un percorso più possibile preciso e mirato.
CHE DIFFERENZA C'È TRA PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA?
Una differenza di formazione ed una professionale: Uno psicologo è generalmente laureato in psicologia, ha svolto un tirocinio pratico in una o più strutture convenzionate con l'università nella quale ha studiato, ha superato un "Esame di stato" che lo ha abilitato all'attività e si è potuto così iscrivere all'Albo degli Psicologi della regione in cui lavora. Può svolgere attività di prevenzione, riabilitazione, diagnosi, formazione, ricerca scientifica sotto varie forme, consulenza, valutazione e orientamento scolastico/lavorativo, può lavorare nel campo della psicologia giuridica e della criminologia o nello sport, ed altro ancora. Uno psicoterapeuta può essere laureato in diverse discipline (Psicologia, medicina, filosofia, pedagogia ed altre), solo dal 1989, con la legge 56 che ha regolato finalmente l'attività psicologica in Italia, , il campo è stato ristretto ai laureati in psicologia e in medicina. Deve però seguire un corso di specializzazione post lauream in una delle scuole di psicoterapia riconosciute dal Ministero dell'Università e della Ricerca, poi riceve dall'Ordine degli Psicologi l'autorizzazione, testimoniata da un apposito timbro sul suo tesserino di iscrizione, a svolgere attività terapeutica, cioè di cura del disagio psicologico.
CHE DIFFERENZA C'È TRA PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA E PSICHIATRA?
Di psicologia e psicoterapia ho già parlato in un'altra risposta. La psichiatria, invece, è una branca della medicina, Lo psichiatra è un medico specialista, esattamente come un cardiologo o un internista. Ha una preparazione che gli permette di utilizzare farmaci per la cura del disagio psichico. Naturalmente, prima di prescrivere un farmaco, deve condurre una indagine per capire esattamente il problema da curare, così come deve indagare strada facendo, sui progressi della cura; per far ciò si avvale del colloquio, strumento di indagine. In conclusione possiamo dire che lo psichiatra utilizza farmaci, mentre lo psicoterapeuta, se non ha una laurea in medicina, per legge non può farlo.
CHE DIFFERENZA C'È TRA PSICOTERAPIA E PSICOANALISI?
Non c'è esattamente differenza. La Psicoanalisi è una delle forme di psicoterapia esistenti. Sebbene nata per prima, ne sono seguite molte altre, che hanno cercato di migliorare i risultati, ottimizzare i tempi di terapia, risolvere problemi lasciati irrisolti dalla psicanalisi. Oggi si contano circa 500 scuole di psicoterapia in tutto il mondo, e in continuo aumento. Si può dire perciò che la psicoanalisi è un tipo di psicoterapia, ma la psicoterapia non è necessariamente ed esclusivamente Psicoanalisi.
COS'È IL COUNSELLING? COSA C'ENTRA CON LA PSICOLOGIA?
Secondo Wikipedia il primo a parlare di counselling fu Parsons nel 1908, mentre con Rogers negli anni 50 diventò una delle attività incluse nel sostegno psicologico. Tutto questo si trova facilmente su Internet, ho visto anche una simpatica disquisizione sulla differenza tra counselling e consulting. In Italia si sta ponendo il problema del ruolo del counsellor da una decina d'anni, mentre negli Stati Uniti la figura esiste come professione assestante già dai primi anni 80. Secondo l'Associazione Britannica di Counselling e Psicoterapia «Il counselor può indicare le opzioni di cui il cliente dispone e aiutarlo a seguire quella che sceglierà. Il counselor può aiutare il cliente a esaminare dettagliatamente le situazioni o i comportamenti che si sono rivelati problematici e trovare un punto piccolo ma cruciale da cui sia possibile originare qualche cambiamento. Qualunque approccio usi il counselor [...] lo scopo fondamentale è l'autonomia del cliente: che possa fare le sue scelte, prendere le sue decisioni e porle in essere».
L'Antitrust ha dato ultimamente (Marzo 2011) un parere su richiesta dell'Ordine degli Psicologi della regione Piemonte, nel quale si sancisce che il counselor non può fare attività che sono proprie dello psicologo per legge.
A mio avviso il counselor dovrebbe avere un ruolo importantissimo, cioè aiutare il cliente a definire il proprio problema ed indirizzarlo verso il professionista più adatto ad aiutarlo. Troppo spesso oggi chi ha un problema da affrontare deve "arrangiarsi" da solo a trovare chi, per competenze e specificità professionali, possa essergli d'aiuto. Manca insomma una sorta di "primo contatto" del mondo della relazione d'aiuto, presso il quale una persona che non sa a chi rivolgersi può trovare risposte alla domanda: "chi può essermi d'aiuto per affrontare questo mio problema?" Così il counselor può indirizzare ad uno psicoterapeuta (consigliando anche il metodo terapeutico più adatto), ad uno psicologo, ad uno psichiatra, ad un avvocato, ad un notaio, ad un mediatore e così via, evitando al cliente giri infiniti tra professionisti che non sono adatti al suo caso.
COME SI PUÒ DEFINIRE LA TERAPIA STRATEGICA?
Intanto è utile ricordare che esistono diverse scuole che si pregiano di questo nome. La scuola fondata e sviluppata da Giorgio Nardone si propone come "L'arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici, in tempi brevi". Ciò significa che la terapia si pone l'obiettivo di aiutare la persona a risolvere quello o quelli che sente come disagi per la sua vita attuale, attraverso l'utilizzo di strategie, comportamenti e pensieri appositamente studiati, tesi a cambiare le sue modalità d'interazione con l'ambiente e con gli altri, così da superare il problema in un continuo lavoro di cambiamento.
POSSO DETRARRE DALLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI LE SPESE SOSTENUTE PER UNA PSICOTERAPIA?
Sì. Le spese sostenute per sedute di psicoterapia, purchè appositamente documentate, possono essere portate in detrazione al capitolo "Spese mediche e sanitarie" in misura del 19%, fino ad un tetto massimo di €15493,71 all'anno. Quando dico "Appositamente documentate" intendo che il terapeuta deve rilasciare apposita fattura attestante l'importo della sua tariffa, i suoi dati fiscali e quelli di iscrizione all'Albo degli Psicologi. Non si possono infatti detrarre spese di sedute svolte con persone non regolarmente iscritte all'Albo. Per completare il discorso fiscale va detto che, trattandosi di spese esenti da IVA in quanto sanitarie, le fatture di importo superiore a €77,47 devono recare anche una marca da bollo da €2.

SI PUÒ AVERE IL RIMBORSO DELLE SPESE SOSTENUTE PER LA PSICOTERAPIA, MAGARI TRAMITE UNA ASSICURAZIONE?
In Italia viviamo una importante contraddizione: da un lato la psicoterapia è ritenuta ufficialmente prestazione sanitaria necessaria al benessere della persona, dall'altro sono poche le opportunità di rimborso delle spese sostenute per una terapia, al contrario di quanto avviene per altri ambiti sanitari. La buona notizia è che alcune compagnie assicurative prevedono la psicoterapia tra le prestazioni rimborsabili dai loro pacchetti salute. Ci sono poi certe polizze, riservate a specifiche categorie professionali (per esempio i giornalisti), o ai dipendenti di alcuni gruppi imprenditoriali (tra i quali Banca d'Italia, gruppo ENEL e gruppo Telecom Italia) che rimborsano le spese di psicoterapia. Naturalmente è importante leggere bene i contratti assicurativi perché ogni polizza propone precisi limiti e criteri per il rimborso.

COSA POSSO FARE SE UNO PSICOLOGO SI È COMPORTATO IN MANIERA CHE RITENGO PROFESSIONALMENTE SCORRETTA?
L'esigenza di costituire gli ordini professionali è nata per tutelare i professionisti, ma anche le persone che si rivolgono a loro. Questo vale anche per noi psicologi e psicoterapeuti. Esistono all'interno dell'Ordine degli Psicologi, una per ogni regione, apposite commissioni, dette proprio Commissioni Deontologia. La Commissione Deontologia si riunisce periodicamente per analizzare i reclami e le denunce che sono arrivate all'ordine. Se un collega si è comportato in maniera scorretta, perciò, consiglio di procedere come segue:
1. Accertarsi che lo psicologo sia effettivamente iscritto all'Albo degli Psicologi della regione di appartenenza. In teoria dovrebbe essere specificato sulla sua documentazione fiscale, sul sito dello psicologo stesso (se ce l'ha), oppure si può cercare il suo nominativo sul sito dell'Ordine Psicologi della regione stessa nella sezione Albo On line;
2. Consultare il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani e cercare l'articolo che si presume sia stato violato dallo psicologo;
3. Scrivere una lettera, indirizzata all'Ordine della regione di appartenenza, nella quale si descrive il comportamento scorretto, citando anche l'articolo del Codice Deontologico;
4. A questo punto attendere che si riunisca la Commissione Deontologia per analizzare il caso, normalmente entro un paio di mesi dovrebbe accadere.


Se la commissione riscontrerà l'effettiva scorrettezza del comportamento messo in atto dall'iscritto, ai sensi dell'art. 26 del Codice Deontologico potrà prendere diversi provvedimenti: avvertimento, censura formale, sospensione per un periodo massimo di un anno, radiazione dall'Albo degli Psicologi per i casi più gravi. Prima di prendere qualunque provvedimento, la Commissione Deontologia dovrebbe convocare lo psicologo e chiedergli conto del comportamento denunciato.
COSA POSSO FARE SE NON SONO SICURO DELLA PROFESSIONALITÀ E DEL RICONOSCIMENTO UFFICIALE DI UNO PSICOLOGO?
Il cliente ha diritto di chiedere al professionista i documenti che attestano l'autorizzazione a svolgere l'attività, nonché informazioni sulla sua formazione specialistica. Inoltre ci si può sempre rivolgere all'Ordine degli Psicologi della regione di appartenenza del professionista, che pubblica - anche su internet - nominativi, recapiti, eventuale autorizzazione alla psicoterapia e altri dati di tutti gli iscritti.
COSA SONO GLI PSICOFARMACI? SONO EFFICACI? SONO DANNOSI?
L'argomento degli psicofarmaci è molto vasto. Dal punto di vista strettamente chimico parliamo di composti che imitano la struttura e la funzione di sostanze già naturalmente presenti nel nostro organismo, allo scopo di ottenere e aumentare il loro effetto. Si tratta senza dubbio di un grande progresso della medicina odierna, sviluppatosi dalla metà del secolo scorso in poi. Un progresso che ha consentito di cambiare radicalmente la visione sociale delle persone con malattie mentali gravi, cioè quelle malattie che non consentono un contatto stabile con la realtà e con gli altri. Questo cambiamento ha portato man mano alla chiusura delle strutture di ricovero permanente e all'avvio di numerosi tentativi di inserimento sociale più o meno protetto per questi pazienti.
Anche se per molti sarebbero da eliminare dal mercato, io credo che in alcuni casi costituiscano un supporto insostituibile.
Gli psicofarmaci si possono distinguere in:
• Antidepressivi (triciclici, atipici e SSRI)
• Stabilizzatori dell'umore
• Neurolettici (con vari principi di funzionamento)
• Ansiolitici (benzodiazepine e quelli di seconda generazione)
• Antipsicotici
• Avversativi di sostanze o antiabusativi
• Sostanze di derivazione naturale

Altro discorso è invece quello del disagio psicologico, cioè quei problemi in cui il contatto con la realtà e con gli altri è sufficientemente stabile da intraprendere una psicoterapia. Dal mio punto di vista (E so di non attirarmi le simpatie di colleghi ad approccio psichiatrico) in questi casi gli psicofarmaci non sono utili, anzi diventano dannosi allorché generano dipendenza, e la generano tutte le sostanze di questa classe, anche se in maniera e intensità diversa. Tuttavia comprendo che prendere una pasticca, delle gocce, persino farsi una iniezione, tal volta è meno faticoso che mettersi in discussione in un percorso terapeutico; è anche un fatto culturale. Spesso capita che arrivino in terapia persone che stanno già prendendo farmaci. In questi casi è sconsigliabile interromperli repentinamente, è invece sempre il caso di farsi seguire da un esperto, lo stesso terapeuta o un collega da lui indicato
ESISTE UNA GARANZIA CHE TUTELA IL CLIENTE CHE SI RIVOLGE ALLO PSICOTERAPEUTA?
Come in tutte le prestazioni di tipo professionale, la nostra legislazione obbliga il professionista non tanto a fornire garanzia dei risultati che si otterranno, quanto invece ad impiegare tutte le risorse necessarie, in termini di tempo, di studio, di impegno, affinché tali risultati si possano raggiungere. Anche lo psicoterapeuta, dunque, è tenuto per legge a dare garanzia del proprio impegno e di tutta la competenza necessaria. Noi del Centro di Terapia Strategica, tuttavia, siamo soliti dare una garanzia in più: al nostro paziente diciamo, molto chiaramente e fin dalla prima seduta, che ci aspettiamo risultati entro i primi dieci incontri, altrimenti interrompiamo. Questo per due ragioni: Prima di tutto perché abbiamo dati statistici i quali dicono che, se una terapia funziona, deve dare risultati già nelle prime sedute. In secondo luogo siamo convinti che ciò che non si riesce a fare in dieci colloqui non si possa fare neppure in cento e neppure in mille. Poi naturalmente tutto viene visto strada facendo insieme al paziente, anche eventuali variazioni di questa sorta di contratto iniziale, che però deve essere comunque per noi il punto di partenza.
Dr. Alberto Tarroni, psicologo e psicoterapeuta
specializzato in Terapia Breve Strategica.
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